La storia dell'ingegner Brambilla è la storia di come Bologna abbia saputo ricavare da canali artificiali tanta ricchezza quanta nessun'altra città abbia saputo fare da corsi d'acqua naturali. È la storia di come una città continentale si sia inventata un fiume; la storia di come Bologna, distante dal mare quasi 100 chilometri, decise di avere un porto, e se lo costruì. Bologna, nel 1271, arrivò a Venezia e da qui guardò in faccia il resto del mondo, diventando, nel 1500, la quinta potenza industriale europea.
L'intuizione dei bolognesi di sfruttare la naturale pendenza della loro città posta ai piedi delle colline, fu semplicemente geniale: i quasi quaranta metri di dislivello tra la Porta d'Azeglio e la via del Porto, avrebbero favorito il rapido passaggio delle acque. E la decisione innovativa ed esemplare di costruire una chiusa stabile in legno sul fiume Reno ed una sul torrente Savena, e di scavare per 27mila metri di lunghezza due canali, da est ad ovest fino al centro della città, si rivelò determinante per la realizzazione di una rete idrica in grado, non solo di fornire l'energia meccanica necessaria a muovere centinaia di pale, mulini, opifici, cartiere, concerie e fornici, ma soprattutto di trasportarne i prodotti ad elevato valore commerciale della pianura bolognese verso tutta l'Europa.
Dei cinque principali canali che vennero costruiti a partire dal 1100, il Canale Navile fu quello dedicato alla navigazione da Bologna al Pò. Vera e propria autostrada d'acqua, questa opera idraulica consentiva la percorribilità nei due sensi, da Bologna a Ferrara, a barche con basso pescaggio. Per capire la portata commerciale del Navile, si pensi solo al fatto che un cavallo trasportato su barca poteva caricare un peso ben 40 volte superiore al peso caricato dallo stesso cavallo su strada.
E chi intuì perfettamente l'importanza del canale per Bologna, fu Giovanni II Bentivoglio che, nel 1490, decise di realizzare un porto affidandone il progetto per la realizzazione al famoso ingegnere idraulico milanese Pietro Brambillla. Inaugurato il 10 gennaio 1494, con il corteo di barche dei Bentivoglio e della nobiltà bolognese, il porto fu definitivamente terminato solo nel 1540. E fu così, che partendo dal centro di Bologna, precisamente dalla via del Porto, viaggiatori e tonnellate di merci preziose, raggiungevano ogni giorno, attraverso Ferrara e Venezia, i porti di Amburgo, della Francia e dell'Oriente.
Il viaggio a quei tempi doveva essere tutt'altro che comodo. Dal porto Navile si partiva due volte alla settimana e si viaggiava su barche tozze e strette, spesso scoperte, trainate da cavalli o da buoi. Per motivi di sicurezza, si partiva in convogli di più barche, e sotto scorta. Il viaggiatore paziente impiegava quattro ore a raggiungere Corticella, e ben sette ore per la sosta a Malalbergo, dove, nell'omonima malfamata locanda, poteva sostare e ristorarsi prima di riprendere la navigazione, questa volta su barche spinte a remi dai barcaioli, fino a Ferrara. Le barche erano spesso sporche perché durante il lungo viaggio si mangiava e si dormiva, si giocava e si litigava e spesso il viaggiatore veniva derubato.
Al porto si incontrava gente strana e stravagante impiegata in lavori che oggi non esistono più. Il custode del porto era il responsabile di tutto il quartiere e delle sue attività, l'odiato gabellino era l'esattore delle imposte responsabile della riscossione dei dazi, il catenarolo era colui che bloccava il passaggio e l'uscita dal porto alle barche che non avessero ancora pagato il dovuto al collega esattore. C'erano i sostegnaroli, i cavalcanti, i battifanghi, tutti operai dedicati al funzionamento, alla manutenzione ed alla pulizia del porto. E c'era l'oste. Come in tutti i porti che si rispettano, nel 1554 aprì l'osteria, la locanda del porto, dove la sera si andava alle feste da ballo, dove i monelli giocavano di nascosto, dove si spendevano i baiocchi, dove l'orchestra a suonava appesa a mezz'aria, dove le donne ballavano con i loro uomini balli che sembravano infiniti e senza tempo e dove ci si poteva liberare di ogni sforzo del giorno appena passato senza pensare ancora a quelli del giorno successivo, di quei giorni che fecero di Bologna la città della seta e del suo porto uno dei porti importanti d'Europa.
Ed è vero che la navigazione a Bologna si estinse a causa del progresso dei trasporti, e sì, certo, i canali sono stati progressivamente coperti e le acque interrate, ed anche la locanda ha chiuso e cessato la sua attività con la seconda delle guerre mondiali, ma passeggiando per le vie del centro, caro viaggiatore, potrebbe capitarti di spalancare una finestrella e di affacciarti meravigliato sulle acque nascoste memoria di quella incredibile esperienza che fece vivere a Bologna Pietro, l'ingegner Brambilla.